lunedì 30 novembre 2009

Ciao a TUTTI!

Ho pensato di mettere un pò a confronto l'omicidio di Alessandro con un altro avvenuto l'anno scorso sempre in famiglia, ma dove l'accusa è di premeditazione.
Vi parlo del caso di Giacomo Venturi, un ragazzo che viveva con il padre e il fratello in un paese chiamato Pianoro; questo ragazzo era un tossicodipendente ed è stato ucciso dal proprio padre.
Quest'ultimo, di 75 anni pensionato, ha fatto fuoco contro il figlio 5 volte, dopo l'ennesima lite. Il sindaco del paese in una dichiarazione ha detto: «Voglio capire se qualcosa si è inceppato, se è stato fatto tutto ciò che doveva esser fatto. Ora sento di dover lanciare un appello alle famiglie: se avete difficoltà, non esitate ad avvertirci, la mia porta è sempre aperta. Il disagio in famiglia non deve restare una questione "privata". Aiutateci ad aiutarvi nel migliore dei modi».
Il messaggio che ha lanciato il Sindaco è più che giusto ma secondo voi davvero una famiglia che è in difficoltà può trovare aiuto nei Servizi Sociali?
Un tossicodipendente o un alcolista quando si recano al Sert o all' Auls davvero trovano sostegno?
Oppure le famiglie vogliono e cercano aiuto??

Il fratello della vittima Luigi Venturi al riguardo ha dichiarato:
«In questo piccolo paese che sembra un paradiso decine di ragazzini cominciano a provare "erba" e "coca" già alle scuole medie. I pusher chiamavano mio fratello anche di notte per offrirgli la droga».

Ci immaginiamo che anche nei nostri paesi questo, non sempre ma molto spesso, avviene? Il fenomeno della droga si sta diffondendo sempre più e molte volte porta a tragedie come queste, un padre stanco e scoraggiato che uccide il proprio figlio a causa della sua condotta di vita!

Allora il ruolo degli Educatori, degli Assistenti sociali, di tutte quelle persone che vengono in contatto con queste situazioni qual'é?
Secondo me non è facile da definirsi, dipende da caso a caso, dalla relazione(elemento fondamentale per un intervento educativo efficace), dal contesto, dalle tante variabili in gioco...però quello che è certo è che aiutare queste persone e questi ragazzi che sempre più si affacciano al mondo delle droghe e dell'alcool è un compito che va verso la possibilità intesa come capacità di acquisire autonomia per vivere o probabilmente per sopravvivere, e come adempimento di quelle potenzialità che ci sono in ognuno di noi.

Se avete osservazioni o domande scrivete pure.

Laura

PS: Le informazioni sul caso le ho prese da "La Repubblica di Bologna" del 17 giugno 2008

2 commenti:

  1. Ciao Laura!
    Riguardo alle tue domande io ti rispondo che SI, ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa per queste persone.Io credo in questa professione e in quello che diventerà una guida per la mia vita stessa. Certo, per fare questo sono necessarie competenze e non tutti sono predisposti a questo genere di relazioni.

    Non tutti,è vero, chiederanno aiuto a chi di competenza ma credo che questo dipenda dalla poca o cattiva informazione che si ha di questii servizi. Come fare?

    Non possiamo di certo noi, in prima persona, andare per le case ed esordire dicendo: si fidi di noi!faremo uscire suo figlio dal tunnel della droga!

    No, non è così, anche perchè nessuno ha la verità in mano.

    Secondo me poi, è tutto soggettivo, le famiglie reagiscono tutte in maniera differente.Magari all' inizio cercano con le loro forze di risolvere la situazione, poi quando capiscono che da soli non ce la possono fare, magari si rivolgono a qualcuno. Ma ripeto, non tutte.

    A presto!

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  2. L'Educatore è una figura molto importante, dove è presente...e io Chiara sono d'accordo con te, ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa!

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